Luisa Rota Sperti - Dentro la Montagna - Paola Favero

LUISA ROTA SPERTI

Dentro la Montagna - Paola Favero


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DENTRO LA MONTAGNA
Le Dolomiti tra leggenda e geologia
Giovedì 24 maggio 2012 alle ore 21.00, presentazione presso l'Alpstation di Bassano del Grappa del libro illustrato da Luisa Dentro la montagna Le Dolomiti tra leggenda e geologia con l’autrice Paola Favero, il fotografo Manrico Dell’Agnola, il Presidente del CAI di Bassano Gianni Frigo e il gruppo musicale Al Tei, che racconterà in musica le antiche leggende.

Presso la sede di Alpstation rimarranno in esposizione 16 tavole originali di Luisa Rota Sperti.

Dentro la montagna Le Dolomiti tra leggenda e geologia

Le Dolomiti agordine narrate nelle leggende e descritte dalla geologia con 15 itinerari per riscoprirle camminando.
Prefazione Ulrike Kindl
Disegni Luisa Rota Sperti
Geologia Alberto Bertini
Portfolio Manrico Dell'Agnola
con un Contributo di Vittorio Fenti

Introduzione di Paola Favero
Il cammino mi porta lontano, tra morene enormi e immensi ghiacciai, tra rocce che portano impressi i movimenti della terra e massi erratici depositati chissà quando in mezzo al prato che ora attraverso. E anche qui, come nelle Dolomiti, la storia della terra è stata raccontata prima di tutto dalle leggende.
Anche qui, tra i monti del Karakorum, sotto le immense pareti del Nanga Parbat, la montagna nuda, le cime, portano spesso nomi evocativi, e sono sede di divinità e di esseri misteriosi. Prima di tutti questo stesso ottomila, ribattezzato dai tedeschi "montagna nuda", ma conosciuto dalle popolazioni locali come Diamir, che significa "montagna delle fate" o anche "re delle montagne".
In tutto il mondo, pur raccontati in modo diverso, ritroviamo narrazioni e miti legati alla luna, come la leggenda dei Monti Pallidi, o esseri magici che vivono nell’acqua, come anguane e sirene. Dovunque la prima storia, le prime spiegazioni del mondo, sono state trasmesse oralmente attraverso miti e leggende, che dietro l’apparenza fantastica nascondevano motivi e riferimenti, antichi accadimenti e superstiziose credenze. Solo più tardi è arrivata l’analisi storica, e le varie scienze, prima di tutte la geologia, hanno cercato ragioni scientifiche a quello che gli uomini potevano vedere e percepire senza riuscire a comprendere fino in fondo.
Da qui è nato questo libro, ovvero dalla constatazione che molte leggende dolomitiche, in particolare dell’area agordina, sono legate proprio a fenomeni geologici che gli uomini non riuscivano a spiegare o giustificare. Ecco dunque l’antico racconto del lago di Agordo, svuotato ad opera di San Martino, che per far defluire l’acqua fu costretto a sferrare un tremendo colpo di spada proprio alla stretta di San Martin, o la leggenda della Delibana, che doveva essere sacrificata al misterioso regno dei Nani, guardiani del sottosuolo e padroni delle miniere, ogni qualvolta la vena del prezioso metallo si esauriva.
E accanto alle leggende, alla visione mitica delle cose, l’interpretazione scientifica: una accurata descrizione geologica redatta dal professor Alberto Bertini, geologo appassionato e profondo conoscitore delle montagne agordine. A questa parte, intitolata Dalla leggenda alla geologia, segue infine la proposta di un itinerario accuratamente presentato, che ci porta a scoprire sul posto gli spunti geologici descritti e i luoghi dell’interpretazione fantastica, con riferimenti anche alla natura attorno (piante, fiori, animali) e alla storia e tradizioni locali.
La ricchezza di questo libro non si ferma alla parola scritta ma si ritrova anche nella parte iconografica: ogni leggenda è accompagnata infatti dalle splendide illustrazioni, ricche di simbolismi e allegorie, di Luisa Rota Sperti, che nei suoi disegni ricerca in ogni particolare, nel più piccolo dettaglio, l’anima nascosta delle Dolomiti. La parte geologica e gli itinerari infine sono corredati da numerose foto a colori, che ci accompagnano in questo cammino di scoperta tra le montagne.
Da ultimo, a catturare i nostri occhi e le nostre emozioni portandoci dentro la bellezza irripetibile delle Dolomiti, un portfolio fotografico curato da Manrico Dell’Agnola, a cui si deve anche la foto di copertina.
Tutto questo per riportarci infine dentro la terra, a camminare lungo i sentieri, scoprendone le antiche voci. Così si chiude il libro, e inizia il camminare...
Paola Favero



I disegni sono realizzati su cartone Schoeller con matite, mine e micromine nere (dal 7h al 9b) e colorate. Ogni disegno ha un "cuore" colorato prevalentemente monocromatico ispirato dalla leggenda: verde serpente, rosso nano, azzurro crepaccio. Le illustrazioni, pur nella assoluta adesione alla realtà per quanto riguarda la raffigurazione dell'ambiente, interpretano le leggende nella dimensione onirica: rocce che urlano, nubi antropomorfe che danzano strotolandosi come serpenti, alberi che si rincorrono. Raccontare, così, in parallelo alle parole scritte da Paola, è un piacevole gioco che ogni volta è bello ricominciare. (Luisa)

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L'Aurona
E' Sommavida, che splende carica di dorata bellezza alle porte dell'Aurona. Il re padre, che ha scelto l'oro e il buio per lei e per i suoi sudditi, sta sotto il calcagno del nuovo re, che sceglie l'amore della principessa. Occhi ciechi forano le tenebre; l'uccellino, che è palpitare di vita, svolazza oltre il portone d'oro, che si sgretola. Colori nella tavola: gialli oro splendente.



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I carbonai di Bosch Brusà
I colori: rosso, rosa, arancione, grigio (delle arenarie, dei gessi, delle argille) vanno danzando a "tessere" l'abito dell'anziano nano (il rosso è notoriamente il colore dei nani). I carbonai si presentano in fiera e sospesa attesa impugnando gli strumenti del loro lavoro. Il sasso è dappertutto: la roccia scavata accompagna col suo urlo la frana. Colori nella tavola: rosso nano, aranci.



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L'ultima Delibana
Il fuoco dei nani delle miniere, nella discesa verso le tenebre, corrode abiti e carni, sale serpeggiando dalle fucine a cercare il cielo dell'infanzia ... E' un principe esausto che vaga nelle caverne: l'amata sacrificata e la figlia che lo sarà hanno sguardi altrove. A sette e sette si ripetono gli anni bui delle delibane, ma il personaggio che guarda alla bambina ha ben poco a che vedere con Biancaneve.
Colore nella tavola: rossastro fuoco e amaranto.



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La Donaza e il Donazin
Il fuoco del tramonto si nutre del sangue delle dita maciullate delle due malvagie creature: Donaza e Donazin, creature fantastiche con orribili abitudini. Delle streghe Donaze si dice che volessero sempre filare e se non c'era lana aprivano le pance e filavano le budella... Le mamme dicevano ai bimbi di non mangiar troppo la sera perché le Donaze avrebbero bucato le pance con i forconi. Qui subiscono la giusta punizione da un astuto boscaiolo. Colori nella tavola: rossi di sangue e tramonto.



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Il drago di cima Pape
Il delizioso drago sfreccia gioiosamente nella luce dell'alba, mentre il sole tinge di rossi il cielo. La zia, la bimba e la natura tutta fanno da contorno al drago giocherellone che si avvoltola poi nelle acque del lago. E' un tenero drago "di piuma". Colori nella tavola: rossi dell'alba.



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Il drago di Coldai
E' un drago di squame e pare succhiare il colore dal laghetto verde alpino... E' massiccio e suscita paura nelle mucche saltellanti (animali notoriamente pavidi), C'è in po' di timore nei pastorelli, ma contenuto; una bella intesa tra il drago e le rocce. Colori nella tavola: verde drago alpino.



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La leggenda dei Monti Pallidi
La luce è d'oro, per contrastare il bianco e nero: la Principessa avanza, malinconica, verso il regno dello sposo che la attende. Nel cielo, dall'astro che fa corona, scivola scivola sulle spalle della fanciulla il paese lunare. La nuvola-astronave galleggia tra le stelle. Sta nella caverna il Re dei nani che, saltellando tra le rocce, fila la luce di luna, e i monti tetri impallidiscono. Colore nella tavola: luce di luna.



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Il lago di Agordo
San Martino, dopo aver compiuto l'impresa, controlla il filo della sua spada. Le gambe sono ben piantate sulle rocce che ha separato. Nel ventre della montagna i genitori del bimbo invocano il Santo. Il bimbo perduto è cullato e protetto nel ventre blu dell'acqua. Sullo sfondo è visibile il paese di Agordo.
Colore della tavola: blu acqua.



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La Madonna della neve e il ghiacciaio della Marmolada
La creatura divina incombe (e ha come aureola una luna pagana) sul popolino stupefatto. Dalle dita gentili scaturisce la neve che pare petali di fiore, ma inesorabile copre la vecchia Maria (e il nome par quasi una burla). Urla la tempesta mentre trasforma i campi nel regno di ghiaccio della Marmolada. L'azzurro non è il mantello di Madonna ma il riflesso dei crepacci del ghiacciaio. Colore nella tavola: ceruleo crepaccio.



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Le Masiere di Vedana
I "pellegrini" (San Pietro e il Signore) emergono come spettri e il dito di Dio indica al bambino la roccia urlante che, colpita, scatenerà l'inferno sotto la montagna. Alla divina collera fa da contrasto il rinascere della vita, simboleggiato dall'acqua del Cordevole che si fa strada tra i sassi e "veste" di riflessi azzurri il bimbo. Colori nella tavola: azzurri di sorgiva.



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La Burta Berta del Moschesìn
Fratel Batocio sta sulla roccia attonito, impaurito dalla sua stessa potenza nell'evocare l'ira divina. Nel cielo, tra pietra e polvere, si sgretolano le miniere. Dalle viscere della terra un amalgama putrido di carni, legno e sassi si rovescia verso il primo piano fondendosi al pullulare delle mosche fino al saio del frate offeso; e lì biancheggiano le ossa. Gli asinelli osservano quieti l'umana tragedia: tra le colpe e la punizione non v'è proporzione...
Colore nella tavola: marrone terra grassa.



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I mut de Roncàz e dei Mesaròz
E' una rosata tenerezza a scorrere dal braccio della dolce Martina perita con il suo amore... Da lei il colore va a confluire verso il bimbo al quale Messer Lodovico ha aperto lo scrigno della sua bravura. Il vecchio volto è stanco ma la mano ferma e il miracolo rinasce nel sasso: nel bel volto di Martina il futuro di Ico, scultore. Colori nella tavola: rosati di pelle, poi rossi.



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Re Ombro e Ombretta
Sovrastata da una luna amareggiata la fanciulla si consuma ... sasso nel sasso, con ricordi di carne e di stelle. Come un triste canto galleggia, appare, scompare, regina ormai della parete sud fino a svanire nella immensità della stessa. Nuvole nere vanno dal corpicino al cielo. L'azzurro triste che la avvolge torna a scintillare negli occhi belli che si spalancano e ci fissano. Colore nella tavola: Azzurro spento.



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Le fontane di Valiate
Il canto segreto è modulato nei verdi teneri della delicata Pelna che si eleva leggera dalla fonte al cielo. Il nano sta con la sua stoffa sognando il vestito. Londo adagia la cetra al suolo, come se fosse il corpo della fanciulla perduta, e muore. Le pecore assistono quietamente; una è nera. La fonte che scintilla ai piedi della Pelna si estingue nella terra spaccata in primo piano. Colore nella tavola: teneri verdi di Pelna.



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San Lucano e la Beata Vazza
Il santo, nel suo abbigliamento vescovile, appare nel cielo a cavallo dell'orso, e in primo piano mentre ammonisce la povera Vazza assetata, che diverrà poi solo beata. Allegri serpenti danzano mischiando i verdi (il verde è il colore delle creature magiche, un po' stregate) con le acque della fonte. L'Angelo del Signore è evanescente mentre un verde diavoletto osserva questo via-vai di santi, acque e serpenti.
Colore nella tavola: magico verde serpente.



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El Zerkantón e la levina de la Fava
Messier Felice e Fino intrecciano i loro cesti burlandosi del Zerkantón che infuria nel cielo bianco di primavera. Sopra il paesino i buchi nella montagna attendono il precipitar del povero burlone che rubacchia e spaventa i paesani. Dalla ciabatta tradizionalmente arancione un giallo livido risale il corpaccio mentre le gerle rubate si sparpagliano nel cielo. Colori nella tavola: arancio pantofola verso giallastro.